Papillite (Neurite Ottica)
Infiammazione o infarto della porzione del nervo ottico visibile all’oftalmoscopio.
La papillite è generalmente unilaterale, in relazione alle cause. I foci infiammatori si presentano nel disco ottico e intorno a esso nelle seguenti situazioni: condizione demielinizzante secondaria a una malattia virale, con sclerosi multipla, infarto di una parte o di tutta l’estremità del nervo ottico che si verifica nell’arterite temporale o in malattie occlusive dei vasi ciliari; si può verificare anche in seguito a metastasi tumorali all’estremità del nervo ottico oppure a causa di alcuni prodotti chimici (p. es., piombo, etanolo), per punture di api, con meningite o in caso di sifilide. In molti casi la causa rimane sconosciuta nonostante un’attenta valutazione. Una causa importante di papillite, nei pazienti di età superiore ai 60 anni, è l’arterite cranica a cellule giganti (arterite temporale, v. Cap. 50).
Sintomi, segni e diagnosi
Il sintomo più evidente è la perdita del visus, che varia da un piccolo scotoma centrale o paracentrale alla cecità completa, alla quale si può arrivare entro 1 o 2 gg. Di solito il riflesso fotomotore diretto è torpido se paragonato a quello dell’occhio sano.
L’esame oftalmoscopico rivela iperemia e/o edema del disco ottico negli stadi iniziali e alterazioni più evidenti negli stadi avanzati. La retina diventa edematosa attorno all’estremità del nervo e i suoi vasi appaiono congesti; possono essere presenti alcuni essudati ed emorragie in prossimità o in corrispondenza dell’estremità del nervo ottico.
I pazienti con arterite temporale a cellule giganti possono presentare papillite in un solo occhio, associata a malessere e a un aumento della VES. La papillite può rapidamente coinvolgere l’altro occhio con conseguente cecità bilaterale. La diagnosi è confermata dalla biopsia dell’arteria temporale.
Prognosi e terapia
Con la remissione spontanea o con una corretta rimozione della causa nei primi stadi della malattia, nella gran parte dei casi la vista si ripristina; in caso contrario si realizza atrofia ottica post-neuritica, con gradi variabili di perdita della vista, a seconda delle cause. Può essere utile la terapia con corticosteroidi sistemici (p. es., prednisone 60 mg/die o più PO) oppure retrobulbari (p. es., metilprednisolone acetato 20 mg) se la causa è nota. I corticosteroidi devono essere evitati nei casi idiopatici. Il trattamento dell’arterite cranica a cellule giganti con corticosteroidi sistemici è molto efficace.